Il vino "Maroggia" e la sua zona di produzione
L'area viticola dove si produce il Maroggia è situata nella fascia pedemontana del versante retico alpino, ricade nel comune di Berbenno di Valtellina nella sua parte territoriale ovest al limite di confine con il comune di Buglio.
E' delimitata ad ovest dal torrente Maroggia, a nord dalle frazioni di Maroggia e di Monastero, ad est dalla valle Serada e a sud dalla strada provinciale Valeriana in frazione Pedemonte, è censita nel catasto terreni del Comune di Berbenno ai fogli 12 e 13 quale area produttiva per culture legnose di pregio con una superficie complessiva di 25 ha.

L'area ha una vocazione prettamente viticola.
La zona di produzione entra a far parte nel 1968 del disciplinare che regolamenta la produzione di vino Valtellina D.O.C., successivamente con l'aggiornamento del disciplinare nel 1998 entra nella zona di produzione di vino Valtellina Superiore DOCG ed ora dal 2002 è riconosciuta come sottozona Maroggia nella zona di produzione di vino Valtellina Superiore DOCG.
L'area di già limitata estensione e decentrata rispetto al fulcro dell'area vitata valtellinese, ha subito nel corso di questi ultimi decenni l'isolamento ambientale e in particolare quello culturale tanto da scomparire quale entità enologica della valle.
La vite viene coltivata sui ripidi terrazzamenti (la pendenza varia dal 20% fino al 60%) sostenuti da muretti in pietrame a secco a partire da quota altimetrica di 270 m.s.l.m. a Pedemonte fino a 550 m.s.l.m. della contrada Piasci sui filari disposti a ritocchino secondo li linee di massima pendenza, perpendicolarmente all'orientamento della valle.

Il terreno di origine morenica presenta un franco di coltivazione poco profondo e poggia sulla roccia spesso affiorante o su un substrato argilloso compatto, la tessitura è franco-sabbioso, ricco è lo scheletro e generalmente ben dotato di sostanza organica.
Riguardo la gestione del suolo è ancora pratica consuetudinaria la lavorazione manuale mediante zappatura e come pure l'inerbimento controllato mediante sfalcio.

Il sistema di allevamento tradizionale è l'archetto valtellinese, che può essere interpretato come un Guyot modificato; la carica di gemme per ceppo varia da 16-20 distribuita su due capi frutto a cui normalmente si aggiunge uno sperone.
La densità di impianto si aggira dai 3500 ai 3800 ceppi per ettaro con un sesto di impianto di m 1,2 sulla fila e m 1,8 tra i filari.
La densità di impianto risente significativamente delle tare improduttive rappresentate dai muretti di sostegno e dello spazio per il passaggio nelle testate dei terrazzi
I vigneti sono disetanei con una età media dei ceppi superiori ai 40 anni; negli ultimi anni sono però iniziati reimpianti di vigneti finalizzati al ringiovanimento del vigneto ed in alcuni casi ci sono stati tentativi di meccanizzazione degli stessi.
Il Nebbiolo, chiamato localmente Chiavennasca, è il vitigno principale e rappresenta oltre il 95% dei ceppi presenti nel vigneto, mentre il restante 5% è rappresentato da Rossola nera, Fortana e altri vitigni, tutti a bacca rossa e raccomandati per l'area viticola valtellinese.

La produzione unitaria per ceppo è di 2-3 KG distribuita su n° 10-12 grappoli, con una resa massima di 80 q.li di uva per ettaro.
L'orografia del luogo e del sistema vigneto, con la giacitura dei terreni terrazzati in forte pendio, l'esposizione a sud e sud-est, la disposizione nord-sud dei filari, l'altitudine ottimale, a salubrità dell'area di montagna, sono tutti fattori che favoriscono il raggiungimento di adeguate somme termiche e di luminosità importanti per il normale ciclo vegetativo della pianta.
I rilievi sono eloquenti, l'epoca di germogliamento, fioritura, invasatura e maturazione rilevati sui vigneti storici "Cecca" e "Rigetta"a 400 m di altitudine evidenziano la precocità del risveglio vegetativo primaverile così a seguire la fioritura, l'agostamento della pianta, l'ivaiatura e la maturazione delle uve.

Ridotto il numero dei trattamenti antiparassitari effettuati annualmente per il contenimento delle malattie. Un aspetto tipico del luogo è rappresentato dalle aree costituite da boschi cedui di castagno, quercia, robinia e piccoli prati che circondano i vigneti. Queste superfici si configurano come aree di rifugio o di ricolonizzazione sia di parassiti che di predatori e pertanto possono interferire con il sistema entomofauna del vigneto limitrofo.

L'epoca di raccolta cade nella prima decade di ottobre; le uve vengono portate dopo un'accurata selezione vengono portate in cantina e ammostate.
La fermentazione alcolica ha la durata di 7-8 giorni; durante questo periodo si eseguono giornalmente due-tre sfollature e rimontagli. Segue la svinatura e la torchiatura. Il vino prodotto viene conservato in botti di legno di media dimensione dove rimane per l'affinamento per un periodo di 1,5 -2 anni.